IL SENSO DI CIO’ CHE FACCIAMO
La teoria economica neoliberista afferma che i mercati sono in grado di autoregolamentarsi e che lo Stato deve astenersi dall’intervenire al fine di non compromettere l’efficiente allocazione della ricchezza. Ma è davvero così? La riposta è sotto i nostri occhi: le aziende tecnologiche vendono prodotti contenenti materiali rari estratti dalla terra con gravissimi impatti ambientali; l’industria agroalimentare ci propina cibi iperprocessati pieni di zuccheri e grassi saturi dannosi per la salute; l’energia che usiamo ci arriva da Paesi dove le donne non sono rispettate; la maggior parte dei vestiti che indossiamo proviene da aziende tessili che sfruttano i propri lavoratori; i medicinali che compriamo provengono da aziende farmaceutiche colluse con il narcotraffico; i social network vendono sottobanco i nostri dati sensibili.
Anche le banche fanno la loro parte. Da decenni la tradizionale attività di raccordo tra risparmiatori e chi necessita di un prestito si è spostata verso attività finanziarie e speculative alla continua ricerca di maggiori profitti (si veda Andrè Orlèan, Inchiesta del Sole 24 ore). La crisi dei mutui subprime del 2008 ne è una dimostrazione: miliardi di “finanziamenti facili” concessi dagli istituti di credito alle famiglie e alle imprese sono stati cartolarizzati ed inseriti dentro una molteplicità di strumenti finanziari per essere immessi sui mercati, nel momento in cui i crediti sono diventati inesigibili è scoppiata una delle più grandi crisi economiche della storia. Il piano di salvataggio delle banche messo in atto dai Governi ha comportato lo stanziamento di migliaia di miliardi provocando un aumento enorme del debito pubblico mondiale il quale, ne tentativo di essere riassorbito, ha causato a sua volta tagli draconiani alla spesa pubblica, alla sanità, alle pensioni, al welfare dei cittadini. In altre parole è avvenuto il trasferimento di una montagna di debiti dalla finanza privata sui conti dei Governi, ovvero di tutti noi cittadini. Purtroppo le contromisure messe in atto dalle Istituzioni per evitare il ripetersi di quanto avvenuto sono risultate dei meri palliativi visto che le banche spendono montagne di soldi in contributi elettorali (si veda “How Wall Strett Sold Out America, www.streetwatch.org.)
A questo punto, acquisita la consapevolezza di essere parte di un meccanismo più grande, tutti noi ci chiediamo qual è il senso del nostro lavoro quotidiano; il rischio è che la sfiducia e lo scoramento annacquino le nostre coscienze convincendoci che non valga la pena lottare per un mondo migliore. Eppure i poteri forti vogliono proprio questo: convincerci che la nostra parte di bene sia superflua. Ma se ognuno cede a quest’ ordine di idee il risultato finale sarà peggiore per tutti. A tal proposito è stato detto: “Affinché non ci sia più la guerra nel mondo occorre interrompere la guerra tra i Paesi. Affinché possa smettere la guerra tra i Paesi deve cessare la guerra tra i popoli. Al fine di far cessare la guerra tra i popoli deve cessare la guerra tra gli uomini. Affinché finisca la guerra tra gli uomini deve cessare la guerra dentro il cuore dell’uomo.”
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