Ieri sera, al presidio ex GKN a Campo Bisenzio (FI), c'è stato il leader de La France insoumise e della coalizione di sinistra NFP che alle ultime elezioni politiche in Francia ha trionfato, frenando l'avanzata della destra xenofoba lepenista, Jean-Luc Mélenchon.
Sarebbe riduttivo dire che è venuto a presentare il suo libro, "Ribellatevi. La rivoluzione nel XXI secolo" (titolo nella traduzione italiana) perché in realtà è stato molto di più.
E il fatto che l'incontro si sia tenuto nella fabbrica occupata dal collettivo che da tempo lotta per una vertenza il cui significato va bene oltre i confini di quei cancelli e punta a mettere in pratica un modello di produzione dal basso, è significativo.
In un'ora, ha demolito l'attuale modello capitalista e ultra liberista, cinico al punto di ricorrere all'economia di guerra per continuare ad accumulare ricchezza nelle mani di pochi e a perpetuare un genocidio a Gaza.
"L'economia di guerra non genera nient'altro che la guerra", di fronte al genocidio palestinese "il silenzio è complice" e "Ursula rappresenta i potenti e non il popolo" sono frasi che rappresentano bene il tenore di un programma di sinistra ed ecologista (se radicale o semplicemente necessario, ciascuno giudichi con i propri parametri) che deve e può essere realizzato se dal basso parte una "rivoluzione" di popolo.
Mi fermo qui, e mi immergo nella lettura del libro.
"Ribellatevi! La rivoluzione del XXI secolo" – Jean-Luc Mélenchon
RispondiEliminaQuando ho preso in mano "Ribellatevi!" di Jean-Luc Mélenchon, sapevo che non sarebbe stato un libro qualunque. Avevo già sentito parlare di un altro libro con lo stesso titolo, scritto dal Dalai Lama – un testo molto diverso, spirituale, pacato, un invito alla compassione come strumento di rivoluzione interiore. Ma quello di Mélenchon è un grido più diretto, più terreno: un manifesto politico per chi non vuole rassegnarsi all’ingiustizia.
Mélenchon non si perde in mezze misure. Fin dalle prime pagine, è chiaro che il suo è un invito a svegliarsi, a non accettare più le disuguaglianze come se fossero naturali. Una frase che mi ha colpito in modo particolare è:
“Il popolo deve riprendersi il potere che gli è stato tolto.”
Non è solo una dichiarazione politica: è un appello alla dignità, alla partecipazione, alla responsabilità. Mélenchon non scrive per intrattenere, scrive per scuotere, per provocare un pensiero, una reazione.
Mi è piaciuto soprattutto come riesce a legare ideali molto alti (giustizia, democrazia, ecologia) a proposte concrete: una nuova costituzione, una vera transizione ecologica, il rispetto della “regola verde”, ovvero “non si prende dalla natura più di quanto essa possa rigenerare”. È semplice, è potente, ed è incredibilmente necessario.
Rispetto al libro del Dalai Lama – che rimane bellissimo nella sua visione spirituale – quello di Mélenchon mi ha toccato per la sua urgenza politica. È meno poetico, ma è vivo, radicato nei problemi reali della nostra epoca. Non ti dice solo “sii migliore”: ti dice “organizzati, lotta, agisci”.
Lo consiglio a chi ha voglia di non restare fermo davanti al cinismo del potere e alla deriva sociale. Questo libro è per chi vuole tornare a credere che un’altra politica è possibile – e che non c’è niente di più rivoluzionario che riprendere in mano il proprio futuro.
Luca Salzano