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Visualizzazione dei post da maggio, 2024

Salute e Sicurezza: diritti non negoziabili

La cronaca di questi giorni parla ancora una volta degli ennesimi morti sul lavoro, uccisi da chissà quale legge disattesa, da quale protocollo sulla sicurezza saltato a piè pari, quanti soldi risparmiati per non fare manutenzione o formazione. Non è accettabile, non possiamo accettarlo, nessuno di noi dovrebbe consentire queste speculazioni sulla pelle dei più deboli, le lavoratrici e i lavoratori. Quando ho iniziato il percorso da RLS, ovvero Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, ho avvertito che per l’azienda si trattava dell’ennesimo fastidio, più ancora di un tavolo di trattativa sindacale. Non me lo aspettavo, pensavo che almeno in questa veste avremmo lavorato fianco a fianco per il bene di chi lavora, per la salute e la sicurezza dei nostri colleghi e delle nostre colleghe. E invece mi sono ritrovata in una scena surreale: la paura che in quella visita ufficiale da RLS avremmo fatto degli esposti e segnalato delle mancanze, era più importante del resto. Ho fatto i...

Sugli omicidii dei lavoratori

  La produzione capitalista è orientata in ogni settore a realizzare il massimo profitto. Rispetto a questo fine generale ogni prescrizione da adottare in termini di sicurezza sul lavoro viene percepita "dal sistema" come "un costo" che riduce o compromette il raggiungimento del fine. Nella spicciola logica produttivistica l'unica sicurezza sul lavoro utile e necessaria è quella che preserva i profitti da costi/danni peggiori. Onde evitare tale "male peggiore" il capitale ricorre ai mezzi più economici possibili, spesso puramente formali, in termini di sicurezza, tendendo a preservare la maggior quantità possibile di profitto. Considero quanto appena ipotizzato un punto di partenza "postulato", per il proseguimento del discorso ma, per chi volesse, l'esperienza nota di due secoli di società capitalista potrà, attraverso ampi e reperibili studi, offrire tutte le giustificazioni e spiegazioni del caso. Scendiamo qui...

E se lo dice anche l'ISTAT... e poi addirittura il banchiere...

E se non basta, per alcuni, quanto da anni denuncia Oxfam, e se l'evidenza del carrello della spesa sempre più vuoto è considerata frutto di una mania per la linea delle famiglie italiane, ora è anche l'ISTAT a certificare l'impoverimento di chi vive di lavoro . Se l'Istituto Nazionale di Statistica è oggi diventato inattendibile o pericolosamente eversivo, mi scuso fin d'ora per averlo preso in seria considerazione. Ma cosa ci dice esattamente l'ISTAT nel  recente " Rapporto annuale per il 2024. La situazione del Paese ", reso pubblico lo scorso 15 maggio e disponibile sul sito dell'Istituto (clicca qui) ? Ci dice che, sebbene nell'ultimo triennio l'economia italiana sia cresciuta più della media dell'UE e di due colossi come Francia e Germania, le retribuzioni sono cresciute molto meno dell'inflazione : " tra gennaio 2021 e dicembre 2023 i prezzi al consumo sono complessivamente aumentati del 17,3 per cento, mentre le retribu...