Per carità, non è di certo l’unica cosa immonda che sta
avvenendo nella Striscia, anzi so bene che di giusto a Gaza non c’è rimasto
nulla: non voglio immaginare come si possa sopravvivere a un figlio, come si
possa perdere la casa e la vita in un secondo e decine di altre ingiustizie
simili. A questo proposito non capisco come si possa concedere un prestigioso premio
fotografico a una mamma che tiene in braccio il figlio morto avvolto in una busta
di plastica. Non ci vedo nessun merito, anzi mi fa orrore soffermarmi a
guardare quella scena, e non riesco neanche a vederci la Pietà di Michelangelo
versione Gaza 2.0.
Ma torniamo alle operazioni senza anestesia, agli ospedali
svuotati e pieni di morte, ai bombardamenti
continui, al genocidio di un intero popolo, alla mancanza di acqua e cibo: quanto ancora deve durare tutto
questo?
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